Per il service aftermarket automobilistico internet è sempre più cruciale

Dove sta andando l’After Sales Automotive: prospettive di un futuro prossimo

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L’aftermarket automobilistico sta affrontando una rivoluzione, è inutile girarci attorno. Sta cambiando il cliente, con nuove abitudini e diverse aspettative; stanno mutando le tecnologie e gli operatori stessi del comparto, con l’arrivo di aziende spesso native digitali. È in discussione l’adozione di nuovi modelli di business che rispondano meglio ai bisogni di un settore che si sta trasformando e sarà presto molto diverso.

Non c’è bisogno di citare la crisi a cui sono andati incontro interi ambiti produttivi (pensiamo al giornalismo su carta stampata, all’industria discografica o alla grande distribuzione organizzata) che non hanno saputo gestire al meglio l’arrivo del cambiamento pagandone drammaticamente le conseguenze, per sottolineare quanto conti affrontare con le giuste armi la tempesta in arrivo. Serve avere un quadro chiaro dello scenario, con rischi, opportunità e strumenti messi nero su bianco. Perché è bene sottolineare che oltre ai rischi ci sono le opportunità, che possono offrire agli operatori del settore guadagni concreti se gestite al meglio.

 

Questo scenario risulta oggi particolarmente interessante alla luce delle epocali conseguenze che il lockdown prima, e la ripartenza post Covid-19 successivamente, hanno avuto e avranno su tutto il comparto. Se ancora non è chiaro cosa succederà nei prossimi mesi è ormai assodato che il digitale sarà una leva preziosa per chi vuole continuare a lavorare. 

Il 30% delle officine italiane non ha un sito web

Eppure, il post-vendita automobilistico è ancora agli inizi del processo di digitalizzazione: secondo un’indagine condotta da MotorK in Italia nel 2019, il 30% dei service post-vendita non ha un sito web e il 10% pensa che non sia utile per il proprio business. Non solo: tra coloro che hanno il sito web, il 53% non ha ancora predisposto un servizio di prenotazione online di appuntamenti e servizi di manutenzione. Oltretutto, per il 68% degli operatori gli investimenti dedicati alle attività di marketing online non arrivano al 10% del budget complessivo speso mensilmente nell’ambito della propria strategia di marketing.

Un quadro poco lungimirante, questo, soprattutto se spostiamo l’orizzonte di osservazione di 10 anni e cominciamo a tenere conto dei temi su cui il comparto dovrà interrogarsi nel giro di poco tempo.

Rischi e opportunità dell’aftermarket automobilistico

Secondo un recente studio di McKinsey dal titolo “Ready for inspection: The automotive aftermarket in 2030”, il settore aftermarket ha un valore complessivo di 800 miliardi di euro; questo valore è destinato a crescere di circa il 3% anno su anno, fino ad arrivare alla “spaventosa” cifra di 1.200 miliardi di euro entro il 2030. Un dato assolutamente positivo, che però vedrà alcuni fenomeni cambiare radicalmente il mercato, in maniera non omogenea nelle diverse aree del mondo.

Tra questi fenomeni ne sottolineiamo solo alcuni.

  1. La digitalizzazione di alcuni canali e interfacce ridurrà l’asimmetria informativa e aumenterà la trasparenza, a tutto vantaggio dei consumatori. È una traiettoria già segnata, ma quando l’e-commerce diventerà uno strumento comune anche in questo settore tutto sarà alla luce del sole. Le officine stesse, dal canto loro, potranno pensare alla vendita online di prodotti o servizi come a opportunità di guadagno da associare alle attività “offline”.
  2. I Big Data non saranno più un mistero, ma diverranno uno strumento concreto e permetteranno analisi più precise e attendibili sui modelli di comportamento degli utenti. Grazie ai dati che arriveranno dalle auto, predire i comportamenti di chi le guida sarà più semplice, anche grazie a un livello di analisi più approfondito.
  3. L’affermarsi del noleggio a lungo termine e di forme “alternative” all’acquisto – pensiamo al car sharing già in diffusione nelle nostre città più grandi – dovrà essere analizzato e valutato attentamente. Se è vero che queste forme di utilizzo dell’auto non soppianteranno quelle tradizionali nel giro di pochi anni, è bene iniziare a pensare alle conseguenze che questi fenomeni avranno sul comparto aftermarket. 
  4. L’aumento della popolarità di una nuova generazione di veicoli (connessi, autonomi, elettrici e green) cambierà il modo di lavorare di gran parte degli operatori del settore, richiedendo in primis nuove competenze tecniche, ma anche nuovi modi di gestione dei clienti (la manutenzione predittiva dei veicoli connessi, ad esempio, offrirà opportunità incredibili ai service).
  5. Nuovi operatori entreranno nel mercato e spesso saranno nativi digitali: startup di cui non avete mai sentito parlare – ma anche grandi operatori di settori vicini a quello dell’aftermarket, in primis i produttori di automobili – stanno già cercando modi per connettere i consumatori al service. Questo implicherà sperimentazioni di vendita su canali alternativi (e-commerce in primis), nuove strategie di prezzo e una maggiore segmentazione dei clienti, che diverranno il centro di tutto il processo.

Agli operatori del comparto si richiede dunque una visione di lungo periodo, possibile solo grazie al supporto dei migliori professionisti digitali sul campo.

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